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LA PAROLA
DEL MESE

NELLA MISURA IN CUI PARTECIPATE ALLE SOFFERENZE DI CRISTO, RALLEGRATEVI PERCHÉ ANCHE NELLA RIVELAZIONE DELLA SUA GLORIA, POSSIATE RALLEGRARVI ED ESULTARE”

(1PT 4, 13).

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Parola di Vita – Giugno 2019


“Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi
perché anche nella rivelazione della Sua Gloria, possiate rallegrarvi ed esultare”
(1Pt 4, 13).

Essere “sacrificio vivente santo e gradito a Dio”, completare l’operare redentrice di Cristo (Col 1, 24), essere cirenei per amore ecc... queste parole sono state un po’ il ritornello di questi mesi in cui ci siamo impegnati a vivere la corredenzione.


E per molti di noi è stato una esperienza veramente profonda e ci siamo accorti del “dono” che è poter vivere la corredenzione: il crescere fino al culmine dell’Amore, che ti fa sentire il desiderio di condividere il dolore e la Passione di Gesù per aiutarlo a redimere e salvare il mondo.
Così si esprime don Pasquale Foresi nel suo libro: “Luce che si incarna”:
Appare chiara la linea cristiana della santità. Essa, che ha inizio nella misteriosa concrocifissione degli uomini con Cristo sul Calvario, da santità potenziale diventa santità formale e personale con l’attuazione della stessa immolazione nella vita e nella morte. La croce di Cristo, o meglio Cristo crocifisso, è il punto culmine dell’era cristiana (pag. 130).


Cristo ci ha salvati con la sua crocifissione sul Calvario: ma quella salvezza diventa concreta in me quando io accetto di morire al peccato e di immolarmi con Lui. Questa accettazione della Croce, ci fa “offerta viva” con Cristo e il diventare corredentori con Lui ci porta al culmine della santità.


Ma nella Parola di questo mese c’è qualcosa di nuovo: “Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della Sua Gloria, possiate rallegrarvi ed esultare”.
Cerchiamo di entrare in questa Parola. S. Pietro esorta i primi cristiani a rallegrarsi nel partecipare alle sofferenze di Cristo. Qualcuno direbbe: “… è una parola”. Ebbene c’è da rallegrarsi pensando che le sofferenze di oggi ci preparano “la gloria” di domani. Il pensare alla gloria futura era una consuetudine, era uno stile di vita dei primi cristiani. Anche S. Paolo dice ai Romani: “Ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi” (Rom 8, 18).


Ma non era un pensare alla gloria futura sterile, piatto, che li lasciava nel brodo della loro sofferenza, (come sovente succede a noi), era un pensare alla gloria futura, vivo, che metteva loro le ali, che infondeva loro coraggio e li “colmava di gioia”. Così dice San Pietro nella sua Prima Lettera: “Siete ricolmi di gioia”, anche se ora dovete essere, per questo tempo, afflitti da varie prove affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell'oro… torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà… Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la meta della vostra fede: la salvezza delle anime” (1Pt 1, 6-9).
Forse ci meraviglia questa fede, questa attesa della gioia futura, che riempie li cuore di gioia.


Ma è così perché: “La gioia a cui siamo chiamati è una gioia indicibile, gloriosa, che non è quella del mondo, la gioia degli spot pubblicitari, quel sorriso finto che nasconde una tristezza profonda dell’anima: è una gioia che il mondo non conosce, ma il mondo non può togliere” (Ch. Amirante, E’ gioia sia, p. 157-158), proprio come diceva Gesù: “Nessuno potrà togliervi la vostra gioia” (Gv. 16, 22).


E allora perché tante volte noi perdiamo la gioia, ci lasciamo rubare questo dono immenso che è costato il sangue di Gesù?
Perché abbiamo una fede debole… perché non siamo convinti fino in fondo, e non ci alleniamo a portare la croce guardando alla gloria. Anche di Gesù si dice nella lettera agli Ebrei: “Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio” (Eb. 10, 2). L’obiettivo della nostra salvezza, il desiderio di donarci la gioia eterna, ha spinto e sostenuto Gesù nella Sua passione. La gioia eterna deve sostenere anche noi nelle nostre prove.
È importante guardare alla gloria che ci aspetta! Ma c'è un particolare nella Parola di Vita che vogliamo vivere questo mese: “nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi…”.


Quanto ci dobbiamo rallegrare? Rallegratevi tanto quanto partecipate alle sofferenze di Cristo… se ci pensate, noi ci rallegriamo quando va tutto bene e non partecipiamo alle sofferenze di Cristo. San Pietro ci dice l'opposto: più partecipate alle sofferenze di Cristo, più dovete rallegrarvi… qui viene alla mia mente la preziosità del dono che ci ha fatto Chiara Lubich quando ci ha insegnato ad amare la croce, ad abbracciare Gesù Abbandonato, a “fargli festa” perché “è lo Sposo dell'anima”… Ci ha insegnato ad aiutarci a vicenda ad accoglierlo e ad offrirci insieme a lui… infatti non solo noi partecipiamo alla sua gloria, ma il nostro amare, abbracciare Gesù abbandonato diventa offerta, gloria, salvezza per i nostri fratelli, come diceva San Paolo: “a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1, 24).


Allora non mi devo solo rallegrare perché le sofferenze del momento presente procurano a me “una quantità smisurata ed eterna di gloria” (2 Cor 4, 17), ma perché procura la gloria anche ai nostri fratelli, a quelli che non possiamo raggiungere se non con la nostra sofferenza offerta… in questo modo diventiamo davvero strumenti di salvezza per tanti che conosceremo solo in Paradiso.
In tutto questo abbiamo un modello: Maria Corredentrice. Nel messaggio del 2 settembre 2017 a Mirjana, Maria ci dona la sua esperienza e ci indica la strada della corredenzione sottolineando i frutti che porta in noi e in tanti nostri fratelli:

Messaggio del 2 settembre 2017 (Mirjana)
Cari figli, chi potrebbe parlarvi meglio di me dell’amore e del dolore di mio Figlio? Ho vissuto con lui, ho patito con lui. Vivendo la vita terrena, ho provato il dolore, perché ero una madre. Mio Figlio amava i progetti e le opere del Padre Celeste, il vero Dio; e, come mi diceva, era venuto per redimervi. Io nascondevo il mio dolore per mezzo dell’amore. Invece voi, figli miei, voi avete diverse domande: non comprendete il dolore, non comprendete che, per mezzo dell’amore di Dio, dovete accettare il dolore e sopportarlo. Ogni essere umano, in maggior o minor misura, ne farà esperienza. Ma, con la pace nell’anima e in stato di grazia, una speranza esiste: è mio Figlio, Dio generato da Dio. Le sue parole sono il seme della vita eterna: seminate nelle anime buone, esse portano diversi frutti. Mio Figlio ha portato il dolore perché ha preso su di sé i vostri peccati. Perciò voi, figli miei, apostoli del mio amore, voi che soffrite: sappiate che i vostri dolori diverranno luce e gloria. Figli miei, mentre patite un dolore, mentre soffrite, il Cielo entra in voi, e voi date a tutti attorno a voi un po’ di Cielo e molta speranza. Vi ringrazio.

E’ chiaro che la gioia che sperimentiamo nel vivere la corredenzione è frutto dello Spirito Santo. Allora in questa Pentecoste, chiediamo allo Spirito Santo che ci faccia, come Maria Corredentrice, corredentori con Gesù e possiamo essere veramente Missionari di quella Gioia, che nasce dal partecipare alla Passione di Cristo.
Lo Spirito Santo ci aiuterà a vivere la Corredenzione in unità e nell’unità sentiremo tutta la Sua potenza.

 

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